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Quale ottica utilizzare per raccontare al meglio una scena?


In fotografia ogni scatto è un racconto congelato nel suo attimo più rappresentativo (il Maestro Henri Cartier-Bresson lo definiva “l’attimo decisivo”) e, molto spesso, una buona immagine presenta diversi livelli di lettura, dal più immediato al più profondo. Ogni scena ha bisogno, dunque, di essere raccontata in modo specifico, attraverso quegli strumenti in grado di sottolinearne l’assoluta unicità. La verità nascosta dietro questa affermazione è però che, caratteristiche oggettive a parte, ogni scena diventa davvero unica solo quando viene totalmente investita dalla sensibilità del fotografo, ossia di colui che sceglie come presentarla al pubblico. Per scegliere l’ottica giusta è fondamentale il processo di mimesi con l’ambiente circostante. Lasciare spazio alle proprie emozioni, alle proprie sensazioni ed essere in grado di associarle immediatamente agli espedienti narrativi del linguaggio fotografico. Ci troviamo ad una fiera di paese, è il tramonto ed un fachiro si sta preparando per un’esibizione. Corriamo in prima fila, sfoderiamo la fotocamera attrezzata con un 24mm ed aspettiamo che la prima esplosione di fuoco esca dalla sua bocca. Leggiamo la luminosità della scena, bilanciamo con la nostra esperienza la potenza della luce della fiamma ed iniziamo a scattare. Ci abbassiamo al livello del pavimento per inquadrare il fachiro dal basso, cercando di sfruttare le bellissime tinte che colorano il cielo al tramonto. Giochiamo con le ghiere che regolano tempo di scatto ed apertura del diaframma per avere profondità di campo diverse, ci avviciniamo ed allontaniamo per riprendere le differenti espressioni del soggetto, per coglierne tutte le pose. Decidiamo quando includere porzioni di pubblico, quando indugiare sui volti degli spettatori. Alla fine dell’esibizione ci mettiamo in disparte e scorriamo gli scatti effettuati. Bellissimi, ben esposti nonostante le difficoltà della scena ed ottimamente composti. Abbiamo scelto di rappresentare l’azione nel cuore della stessa, di vestire i panni del fachiro e del pubblico più vicino ed appassionato. Andiamo via pienamente soddisfatti del nostro lavoro, consapevoli di aver usato l’ottica giusta per la scena che volevamo immortalare. Ci voltiamo un attimo indietro e vediamo che il fachiro sta preparandosi per una seconda esibizione. Possiamo cambiare obiettivo, tornare indietro ed avere la fantastica oppurtunità di raccontre la stessa scena attraverso un punto di vista radicalmente diverso. 

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